Le scelte di arredo urbano del Comune di Bologna sembrano uniformemente mirate a deprimere e condizionare verso atteggiamenti sempre più appiattiti, al fine di abbattere il senso estetico e la capacità di fantasia dei suoi abitanti conformandoli ad un assenso acritico.
Recentemente è stata collocata ai giardini Margherita un’opera di grandi dimensioni in pietra nera. Sfugge completamente l’intento artistico di tale rappresentazione. A seconda del punto di osservazione appare come una gigantesca merda, come una vecchia ammantata in un Burka o come un orrido riferimento sessuale. In tutti i casi la visione non ottiene un effetto di provocazione o altro, ma solo deprimente. Purtroppo oggi non ci suscita sentimenti derisori, ma solo evoca spettri e incubi di cui faremmo sinceramente a meno.

Più grave appare il rimpiazzo delle attrezzature per i giochi dei bambini recentemente effettuata nel parco 11 Settembre. Le colorate strutture, che invitavano a fantasie favolistiche, sono state sostituite con un apparato degno di un campo di allenamento paramilitare; monocromo con percorsi in reticolato d’acciaio, su cui ci si possono sbucciare le ginocchia, con accessi difficili per i più piccoli. Sembra che l’intento non sia quello di deprimere la psiche dei bimbi, che fortunatamente possono trasformare con la fantasia anche un sasso in un’automobilina, ma quella degli adulti assuefacendoli a panorami incolori, soprattutto ora con l’avvilimento da Covid.

D’altronde siamo in linea con l’orrendo “Treno del Ricomincio” collocato al Savena, realizzato dall’associazione Cantieri Meticci, spacciato come opera artistica, che ci rammenta le gabbie per i polli o peggio i treni per i deportati; che più che ispirare il ricomincio sembra indicarci la via della reclusione fisica e psichica.

L’arredo urbano, soprattutto quello con intenti artistici, non dovrebbe indurre a sentimenti distruttivi fisici e psichici; ma stimolare lo spirito creativo, migliorare le capacità critiche e magari perché no allietare la vista.
DARIO SANTORO